La privatizzazione del sistema industriale italiano, di proprietà diretta o indiretta dello Stato, Regioni e Comuni, può essere o meno attività condivisa, ma in ogni caso è una realtà con cui dobbiamo confrontarci. Del fenomeno, per quanto qui di interesse, rileva solo una modestissima parte, quella legata alla privatizzazione dell’ENEL, ovvero d’interpretazione ed applicazione dei principi sanciti dall’art. 122 del R.D. n. 1775, del 11 dicembre 1933, tuttora in vigore. L’argomento, in presenza di una storia trentennale, dall’approvazione del provvedimento di nazionalizzazione del sistema elettrico, di cui alla Legge n. 1643 del 6 dicembre 1962 sino alla Legge n. 359 del 8 dicembre 1992, potrebbe di primo acchito apparire irrisorio. Eppure, anche al cospetto di un’eredità politico-culturale quale è quella di cui sopra, di un patrimonio nazionale in termini d’immagine, di sviluppo tecnologico, di capacità professionali e di competenze ed esperienze maturate da chi, non ha meramente illuminato il Paese, ma ha rivestito un ruolo fondamentale per il suo sviluppo, parlare solo di pali può avere una logica, come si dice in “aula”, un … fondamento. La questione, peraltro, è tutt’altro che irrisoria in termini economici, posto che di pali della luce, come si suole dire: “ne troviamo ad ogni angolo di strada”.