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Il proliferare di apparecchi di rilevamento a distanza delle infrazioni stradali, come autovelox per l’ipotesi di superamento dei limiti di velocità e T-RED per la violazione della segnaletica semaforica, può aver contribuito, da un lato, alla diminuzione del numero delle infrazioni, quale effetto deterrente sul guidatore indisciplinato ma, da un altro lato, può aver creato delle vere e proprie fobie. E’ una considerazione che trova il suo fondamento nell’esperienza processuale, caratterizzata dalla registrazione di reati appartenenti ad una fattispecie ben determinata, quella sanzionata dall’art. 482 del codice penale. Si tratta della falsità materiale commessa dal privato, che in questi casi è stata contestata perché il soggetto ha falsificato il numero identificativo della targa della propria auto. Esiste anche una folta casistica di soggetti che, senza operare una vera e propria contraffazione della targa, utilizzano escamotage per renderla illeggibile dalle telecamere, attraverso ad esempio il suo imbrattamento. In ogni caso è evidente che vi è un’alterazione o spostamento dell’attenzione dalla strada al ciglio della strada, nonché di priorità, dal garantire la sicurezza allo sfuggire alle sanzioni, salvo naturalmente da parte di chi riesce a non subire il fascino della velocità, per quanto sicura o a non soccombere di fronte ai ritmi della nostra vita metropolitana.

Tutti i trucchi degli autovelofobici